Negli ultimi tempi hanno fatto notizia alcuni casi di biologico falso, che hanno portato alla luce delle vere e proprie truffe. Queste situazioni sono particolarmente esecrabili, perché – oltre a danneggiare i consumatori finali – mettono a rischio la credibilità  stessa di un settore sempre più rilevante, in chiave economica ma anche dal punto di vista etico, ambientale e sociale
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Le truffe legate al biologico falso destano sempre un certo interesse, che rapidamente si trasforma in risentimento e sfiducia generalizzata nei confronti di prodotti quasi sempre più costosi rispetto agli omologhi da agricoltura convenzionale. Dopo aver sollevato alcuni casi relativi alle falle nella tracciabilità delle materie prime, la trasmissione televisiva Report ha mandato in onda un’inchiesta incentrata sulla falsa certificazione biologica del grano duro.
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La situazione esaminata ha fatto luce su falsificazioni, enti di certificazione disonesti e conflitti d’interesse apparentemente diffusi, in un sistema che contraffaceva quantitativi ingenti di cereali. Gli episodi più eclatanti riguardavano specialmente granaglie prodotte con uso di prodotti chimici nell’Europa orientale da aziende italiane. In seguito, queste derrate venivano certificate come biologiche e vendute in tutto il mondo.
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Gli scandali sul biologico falso evidenziano quanto il settore, purtroppo, sia ancora troppo vulnerabile e attrattivo rispetto alle contraffazioni. Questo dipende dai grandi margini di guadagno che si possono realizzare facendosi pagare come bio prodotti che in realtà non lo sono. Il tema delle certificazioni, inoltre, è soggetto a criticità che si aggiungono al problema delle truffe. Come vedremo fra poco, per acquistare prodotti realmente biologici è necessario far proprie alcune conoscenze e seguire determinate linee guida.Â